
È trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia Covid-19, che ha causato diversi effetti e mutato le abitudini di molte persone, come per esempio quelle lavorative. Con un picco di 7 milioni di lavoratori che operavano in smart working nei mesi del lockdown e una media di 6 milioni nel corso dell’anno, il lavoro agile è diventato parte integrante di molte società.
Tuttavia, nonostante tutte le difficoltà del caso, la pandemia può essere considera un’occasione per ripensare nuovi modelli di spazi e di operatività aziendale.
In questo nuovo articolo scopriremo quali effetti ha generato lo smart working sugli spazi di lavoro, sul mercato immobiliare direzionale, ma soprattutto se il lavoro agile resterà in auge anche dopo la sconfitta del virus.
Smart working e spazi di lavoro: cosa cambia?
Focalizzandoci sugli effetti dello smart working sugli spazi di lavoro, tema ampiamente discusso in occasione del webinar “Lo Smart Working rende gli uffici vulnerabili: cosa succederà in futuro?”, è interessante soffermarsi sui risultati di una recente Survey realizzata dal Dipartimento di Ricerca di World Capital, condotta su un campione significativo di studi di architettura e pubblicata sul nuovo Snapshot Uffici H2 2020.
Dall’analisi è emerso che saranno implementati nuovi sistemi tecnologici all’interno degli uffici: tecnologia senza tocco per evitare il contagio (83,4%) e stazioni di sanificazione (16,6%). La tecnologia IoT (Internet of Things) porterà inoltre ad un maggiore decentramento degli spazi dedicati ai server in appositi Data Center (42,2%).
Gli spazi di lavoro dovranno inoltre far attenzione a due aspetti molto importanti: qualità e benessere.
Oggi infatti la domanda si orienta principalmente sul benessere e sulla qualità degli uffici, luoghi che devono permettere alle persone di sentirsi a proprio agio, stimolando un senso di appartenenza all’azienda.
Mercato uffici: valori e scenari post pandemia
Nel secondo semestre 2020 il mercato direzionale si attesta generalmente stabile per quanto riguarda i canoni di locazione, in linea con i trend registrati nel primo semestre.
Facendo un confronto con il 2019 è interessante notare che le società richiedono spazi ad uso ufficio mediamente più grandi.
Secondo le ultime rilevazioni del Dipartimento di Ricerca di World Capital nel 2019 si registrava una media di 1.234 mq richiesti, mentre nella seconda metà del 2020 gli spazi più richiesti hanno una dimensione media di 1.487 mq (+17%).
La pandemia dunque ha mutato la domanda dei tenant, delineando tre macro scenari:
- Domanda di spazi più piccoli, in edifici e location sempre più di alto standing
- Saving economico e di spazi, ovvero opportunità in zone prime dove prima era difficile trovare spazi vacant.
- Necessità del distanziamento sociale, per alcune aziende raddoppia l’esigenza in termini di spazi.
“La priorità degli utilizzatori di uffici dunque è la flessibilità, non solo degli spazi, ma anche dal punto di vista contrattuale, con una modularità sul canone ed elasticità in termini di break-option “ commenta Alessandro De Leo, Head of Office Department di World Capital.
Lo smart working resterà anche dopo la pandemia?
Lo smart working ha avuto e continuerà ad avere un ruolo fondamentale, così come la componente umana e fisica all’interno degli spazi di lavoro.
Per conciliare il lavoro agile, con quello in presenza, nei prossimi mesi probabilmente troverà un forte riscontro la filosofia dell’hybrid-working, con uffici delocalizzati, in maniera diretta o indiretta, con accesso ad una rete di spazi da poter utilizzare on demand, in modo flessibile e con un vantaggio economico relativo ai costi di gestione.
“L’ufficio tradizionale dunque non sparisce del tutto, ma sembra essere destinato ad una naturale trasformazione dettata dal “new normal”, con una tendenza alla sostenibilità, alla qualità dell’immobile e al benessere delle persone. I nuovi progetti immobiliari uffici saranno orientati sempre più in ottica green, con ampie aree condivise, giardini d’inverno, in contesti sempre più verdi. “ conclude Alessandro De Leo.