Imposta di registro
L’imposta di registro è un tributo previsto dall’ordinamento della Repubblica italiana dovuto per la registrazione di determinati atti giuridici presso l’Agenzia delle Entrate.
Prima la registrazione veniva effettuata nel registro pubblico presso l’Ufficio del Registro.
L’imposta viene definita indiretta, poiché grava sulla ricchezza in particolare sul suo trasferimento.
Qual è lo scopo dell’imposta di registro?
L’imposta ha lo scopo di generare un’entrata e funge come remunerazione per lo Stato per il servizio che offre ai privati di tracciare particolari atti e garantire così certezza giuridica.
Tassa o imposta?
L’imposta si presenta come tassa quando è correlata all’erogazione di un servizio da parte della pubblica amministrazione, mentre come imposta quando è calcolata in proporzione al valore economico dell’atto o del negozio.
Inoltre essa è regolata dal Testo Unico dell’imposta di registro, approvato con D.P.R. 26 aprile 1986, n. 131.
I presupposti dell’imposta di registro
La legislazione pone come presupposto dell’imposta di Registro la richiesta della registrazione dell’atto o del negozio.
In quest’ottica gli atti rilevanti devono essere:
– Soggetti a registrazione in termine fisso;
– Soggetti a registrazione in caso d’uso;
– Non soggetti a registrazione.
Acquisto prima casa
Anche chi acquista la prima casa deve pagare l’imposta di registro, il cui importo varia in base all’entità di chi acquista, cioè se si tratta una società o di un cittadino privato. I privati versano un’imposta del 3% del valore della casa, mentre per le società l’imposta corrisponde all’Iva, agevolata al 4% e determinata sulla base imponibile definita dal valore della casa.
Anche per il contratto di affitto
Anche quando parliamo di contratti di locazione viene applicata l’imposta di registro.
La registrazione e l’importo dell’imposta variano in base alla tipologia dell’immobile da affittare.
L’imposta inoltre varia anche in base al tipo di contratto (canone concordato o libero), mentre per i contratti commerciali il tutto dipende dal fatto che il locatore sia o meno un soggetto passivo iva.
Ad esempio per fabbricati ad uso abitativo, l’aliquota dovuta è del 2% calcolato sul canone annuo di locazione. Invece, per i fabbricati strumentali l’imposta corrisponde all’1% del canone annuo per i privati e all’2% per gli altri soggetti. Per i fondi rustici, invece, la tassa corrisponde allo 0,50% del canone annuo, moltiplicato per le annualità. Per gli altri tipi di immobili, la registrazione viene determinata sul 2% del corrispettivo annuo.
Nel caso in cui il contratto di affitto sia sotto cedolare secca, la tassa di registro non verrà pagata così come l’imposta di bollo.
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